domenica 22 luglio 2007

Parto, vi saluto e vi ringrazio.

Dopo tanto tempo torno a scrivere un post. E' stato un periodo difficile: la separazione, la divisione dei compiti, i figli. Ma c'è stata una cosa molto bella: ho conosciuto Assu. E' stato bello scoprire che siamo quasi vicine di casa! Insomma, non troppo distanti. Lei è come un fiore che sboccia ogni mattino. Sempre un'idea nuova, sempre il sorriso sulle labbra, sempre una parola di ottimismo. Mi ha detto, un giorno: sono ottimista per eccesso di pessimismo.
Una volta sono stata a casa sua. Abbiamo parlato di tante cose. Grazie Assu, sei una bella persona. Come sai sto partendo, ma non sarà la lontananza a farmi dimenticare di te. Non ti ho chiesto se ti facesse piacere o meno che pubblicassi queste cose, ma il mio quasiblog è sempre stato un diario e non posso non scriverci questa bella ventata di allegria e positività che mi hai portato. Partirò fra qualche giorno. Seguirò mio figlio più grande che va all'università E' stato lui a suggerirlo. E' incredibile come, certe volte, i figli capiscano molto più di quanto crediamo.

Saluto tutti coloro che sono passati in questo blog. Scusatemi se non ho sempre risposto. Ho sempre letto con piacere tutto quello che mi avete scritto.

Quindi saluto:

Assu

Angelo

Bhuidhe

Dandapit

Laura e Lory

Rosex

Morgan

Anathea

Kira

Mario

Alessandra (non c'era il blog)

Spero di non aver dimenticato nessuno. Non credo che scriverò altri post. Non so. Lascio tutto qua per avere un posto dove tornare.

Grazie a tutti per le belle parole che mi avete scritto.

Alba

sabato 16 giugno 2007

La mia versione del "cosa accadrà dopo" a Roberto e "lei" di Assu.

La prima parte l'ha scritta Assu e Dandapit e Angelo hanno scritto la loro idea di giorno dopo. Questa è la mia versione.

La finestra è rimasta aperta.
Il sole li richiama a un nuovo giorno. Non è chiaro chi dei due si sveglia per primo. Quasi contemporaneamente aprono gli occhi. Si guardano. Sono perfettamente consapevoli di ciò che è successo perché non sono due ragazzini alla prima esperienza, sebbene risulti piacevole per qualche secondo abbandonarsi al sapore dell'inesperienza per giustificare un atteggiamento irrazionale che, tutto sommato, non ha una spiegazione se non fisica.
Lei ripensa al sesso e si sorprende a valutazioni di cui non si riteneva capace. Non era stato il massimo quel sesso di sfuggita, un po' per la sorpresa di lui un po' perché non era granché il suo corpo un po' pesante per lei così esile. Lo guardò e lo trovò incredibilmente brutto, sciatto, inutile. Perché si era buttata in quell'avventura? Era stata voglia di lui o voglia di sesso?
Lui continuava a porsi domande stupide dettate dalla troppa considerazione di se. Era troppo preso dall'accaduto, dalla materialità, per andare oltre e capire che lei stava domandosi ben altro. Si stava domandando come uscirne o come fare ad accettare una eventuale storia. Non era tranquilla lei. Domandò: e adesso? E lui disse: non lo so. Voleva risposte lei, ma lui non le avrebbe fornite perchè chiuso nella sua sciattezza. Come aveva potuto lei così intelligente farsi coinvolgere da un uomo così ignorante? Era un amico. Si poteva discutere con lui di anima e di massimi sistemi, ma non farci sesso perchè poi dopo il sesso non ci rimane neppure quello che chiunque, in fondo, ti può dare con un po' di pazienza e di dialettica. E non era stato neppure granché quel sesso.
Usciamo da questa stanza, disse lei. Senza manco capire perchè gli domandò se voleva fare la doccia con lei. Lui si alzò quasi come un automa. Fecero la doccia, toccandosi svogliatamente. Il getto freddo fu essenziale a lavare via qualche pensiero di troppo.
Il caffè al bar, come tutte le mattine. Poi un week end di silenzio. Il lunedì l'incontro silenzioso. C'è gente. Nessuno sa. Nessuno immagina. Chi potrebbe mai ipotizzare una relazione fra lei (LEI) e Roberto. Impossibile. Qualche sguardo e null'altro. Lui si sente un po' trascurato. In fondo sono stati a letto insieme. Lui è stato a letto proprio con lei. Vorrebbe dirlo. Non lo fa. Fa qualche battuta ma lei è il capo e non si sogna neppure di ricambiare.
La sera si incontrano fuori dall'ufficio. Lui le domanda: cosa pensi? Cosa penso di cosa? chiede lei. Di noi, precisa lui. E tu cosa pensi? ribatte lei, guadagnando tempo. E' solo attrazione fisica, afferma lui. Si, lo è, conferma lei. Si sfiorano e sanno che ritorneranno a letto sebenne non sia granché quel sesso. Ritornano a stringersi. Poi lei affronta se stessa e domanda: che c'è fra di noi? e lui risponde: il letto! perchè cos'altro hai visto? E lei dice a se stessa ma ad alta voce e lui sente: non è quello che voglio. Vai via. E lui va via.
Si incontreranno ancora ma non faranno più sesso. Non ci sarà più amicizia fra loro. In fondo si sentivano a malapena e il sesso non era granchè.

Vecchi numeri

Era una bella giornata. Avrei voluto andare fuori, fare un giro, uscire, parlare con qualcuno. Invece sono rimasta qui, oltre la vetrina del terrazzo da cui il sole entrava per prendersi gioco del buio che sento. Non sono uscita. Avrei potuto comprarmi un paio di scarpe nuove. Ho preso il cellulare con l'intenzione di chiamare qualcuno. Non sapevo chi. Qualcuno. Ho aperto la rubrica e ho scorso i nomi dalla A. Non ho trovato nessuno da chiamare. Tutti nomi che hanno a che fare col lavoro e qualcuno con la famiglia e qualche numero di amici dei figli per poterli rintracciare in ogni momento. Qualche amica dei tempi passati che non ho più sentito ma ho mantenuto il numero. Ho perfino provato a chiamarne una, ma il numero risulta inesistente. Ho rinunciato. Domani è un altro giorno.

mercoledì 6 giugno 2007

No grazie...

Sono arrivata a capire oggi, forse è tardi, che non ho amici. Ho passato tutta la vita a studiare, poi a lavorare, poi a occuparmi della famiglia e lavorare, poi la famiglia è diventata indipendente e io ho solo lavorato sempre di più e non ho mai fermato il tempo e l'attenzione sull'amicizia. Mio marito oggi ha dichiarato la separazione conclamata. E' andato a stare nell'appartamento di sua madre, non con sua madre, forse con lei. Esiste da tanto lei e lo so bene non è una novità però è strano lo stesso. I figli sono grandi oramai. Nulla di non atteso. Solo che adesso capisco che non ho amici con cui parlarne e forse non ne parlerei lo stesso ma almeno potrei pensarci e sapere che ci sono. Non ci sono. Li ho abbandonati per strada: vieni al cinema stasera? no grazie; andiamo a quella mostra? no grazie; vieni a prendere lezioni di ballo? no grazie... E ora niente amici. No grazie Alba te lo sei meritato.

lunedì 28 maggio 2007

Parole come formiche.

Sono acqua che scorre silenziosa nel fiume della vita. Accidenti a me. Sono muta. Perché? Perché non riesco mai a dire ciò che penso? Dentro di me ce le ho tutte le parole che vorrei dire e poi si fermano in gola, raschiano un po' e vanno a fare compagnia alle tante altre accumulate negli anni. Parole che avrei dovuto dire. Parole che avrei dovuto urlare. E poi quelle maledette parole che avrei dovuto tacere, quelle che invece sono venute fuori inopportune come formiche dalla zuccheriera di porcellana.

domenica 13 maggio 2007

Cinque motivi

Pur non essendo una accanita scrittrice il mio blog mi piace e mi piace leggere i blog altrui. Ho trovato in giro una "catena" che mi piace: i cinque motivi per avere un blog.
I miei cinque motivi:
  1. Condividere alcuni pensieri che resterebbero chiusi nella mia testa.
  2. Capire gli altri o almeno provarci.
  3. Constatare che non siamo soli ad avere problemi.
  4. Poter esprimere la propria opinione.
  5. Divertirsi.

Chiunque passi di qui può ritenersi nominato se ne ha voglia.

Sono in ritardo per gli incipit?

Forse è già tardi ma li ho scritti e li posto. I miei cinque incipit su "incarico" di Angelo.
Cesare Zavattini – Parliamo tanto di me.
La notte del 17 gennaio 1930 leggevo un romanzo d’amore. Il fuoco crepitava nel camino. Coricato nel soffice letto, interrompevo ogni tanto la lettura per ascoltare i sibili del vento fra gli alberi della foresta. I vetri tersi della finestra lasciavano scorgere il cielo pallido e due alberi, sulla collina, ornati di neve. Guardai il pendolo: segnava le due. Spensi la luce, mi rannicchiai sotto le coltri. “Dormiamo” dissi. Trascorsero venti, trenta minuti: mi accori che avevo gli occhi aperti. Un’ora dopo ero ancora incantato a guardare le stelle che alcune nubi venute dal mare a poco a poco coprivano. Stavo meditando sulla mia insonnia, quando le nubi si sciolsero in una pigoggia fine e lenta. Voltai fianco e decisi fermamente di dormire. A un tratto, quasi mi ero appisolato, strani rumori e fruscii colpironono le mie orecchie. “Saranno gli spiriti” pensai. Piano pianino sollevato il capo, guadai intorno. La stanza era rischiarata dal bagliore degli ultimi tizzi. Non mi ero ingannato. Vidi le loro diafane forme simili a veli fluttuare tra i mobili, confondersi nel fumo del camino, indugiare davanti allo specchio. Invece di accendere la luce, restai fermo e finsi di russare.

Banana Yoshimoto – Sonno profondo.
Da quanto tempo sarà che quando sono da sola dormo in questo modo?
Il sonno viene come l’avanzare della marea. Opporsi è impossibile. È un sonno così profondo che né lo squillo del telefono né il rumore delle auto che passano fuori mi arrivano all’orecchio. Nessun dolere, nessuna tristezza laggiù: solo il mondo del sonno dove precipito con un tonfo.
È soltanto nel momento in cui riapro gli occhi che mi sento un po’ triste. Alzo lo sguardo verso il cielo rannuvolato e mi rendo conto di aver dormito molto a lungo. Ancora un po’ intontita penso: non avevo la minima intenzione di dormire, e invece ho perso tutta la giornata… E a un tratto, in quel pesante rammarico così vicino alla vergogna, mi si gela il sangue.

Banana Yoshimoto – Ricordi di un vicolo cieco (La casa dei fantasmi).
“Perché invece non vieni a mangiare da me, Setchan? Io avrei voglia di nabe, ma prepararlo a casa da soli non c’è gusto.”
Io avevo detto semplicemente:
“Per ringraziarti del tuo aiuto al lavoro, con i soldi della paga vorrei invitarti a mangiare.”
E quella era stata la rispsta di Iwakura.
Ero indecisa. Se un ragazzo che vive da solo ti fa una proposta del genere, come interpretarla?
Però, conoscendolo, nel suo invito non dovrebbero esserci secondi fini, pensai, e in più casa sua dovrebbe essere proprio dalle mie parti.
A ogni modo lo aveva detto con un’espressione innocente, e un tono di noncuranza, e anche il battito del mio cuore non aveva subito nessuna accelerazione.
Vi era in lui qualcosa di indefinibile, come un cielo nuvoloso nel cuore dell’inverno, a metà tra allegria e cupezza, che in qualche modo mi tratteneva dall’innamorarmi di lui. non riuscivo a percepire quell’energia e quell’esaltazione che ti danno una carica straordinaria, così importanti negli amori giovanili.

Arthur Schopenhauer – L’arte di insultare.
Le abbreviazioni: lo studium brevitatis arriva al punto di tagliare la coda al diavolo e scriver Mefisto anziché Mefistofele.
L’abolizione del latino: l’abolizione del latino come lingua dotta universale e l’introduzione al suo posto dello spirito borghese delle letterature nazionali sono state per le scienze in Europa un vero disastro.
L’abolizione della pena di morte: a coloro che vorrebbero abolirla, bisogna rispondere: “Abolite prima l’omicidio dal mondo: poi potrete abolire anche la pena di morte”.
L’Accademia Danese: se lo scopo delle accademie fosse quello di reprimere, per quanto possibile, la verità, di soffocare con tutte le forze l’ingegno e il talento e di conservare intatta la fama dei millantatori e dei ciarlatani, la nostra Accademia Danese questa volta vi avrebbe corrisposto in modo davvero egregio.

Arthur Schopenhauer – L’arte di farsi rispettare.
L’onore è un sentimento che, sorgendo dal profondo e con frequenza quotidiana, è a tutti ben noto e assai familiare. Ma alle persone in qualche misura inclini e portate al pensiero astratto potrebbe essere gradito fissarlo e riconsiderarlo una buona volta in concetti chiari nello specchio neutro della riflessione. In questa guisa, a causa della metamorfosi subita e malgrado la sua familiarità, l’oggetto di studio viene sì privato dello stimolo della novità, ma se ne ha il ben più solido vantaggio che in virtù di tale trasformazione risulta facile vedere quanto di siffatto sentimento si fondi sulla natura umana e sulle sue condizioni essenziali, e quanto invece solo su un pregiudizio precocemente assimilato.

Grazie miei amati. Oggi...

...rose nel vaso e primule sul balcone. E un'altro anno sancisce in un sol giorno la festa della mamma. Grazie amatissimi figli per attendere maggio per strappare le spine alle rose e appendere al davanzale la corona del rosario. Grazie perchè io vi amo e questo basta.

mercoledì 2 maggio 2007

Non ho avuto il coraggio...

Innanzitutto vi ringrazio per tutti i commenti che mi avete lasciato. Non ci sono ancora abituata al Blog e mi dimentico che l'ho creato...
Ci sono andata molto vicino. Sono andata dal mio *capo* e gli ho detto che non ne potevo più, che sono molto stanca, eccetera e lui mi fa: bene, allora forse è il caso che tu stia a casa! Non è il caso che io stia a casa, e lui lo sa, lo sa molto bene, ma sa anche di avere il coltello dalla parte del manico, sa che ci tengo al mio lavoro, sa che sono se non indispensabile almeno molto utile ma non lo ammetterà mai apertamente. Subito dopo ha aggiunto: forse hai solo bisogno di riposarti un po'. Ne avevo bisogno, mi sono riposata un po' e ho fatto il ponte lungo. Volevo costringere la famiglia a una vacanza forzata in Toscana, in un agriturismo, ma gli impegni di tutti, al solito, hanno avuto il sopravvento e così sono rimasta a casa a fare le solite cose, ma con un sapore diverso.
Avete ragione tutti, la fortuna aiuta gli audaci e chi non risica non rosica, ma non sono audace e non ho voglia di rischi. Voglio solo stare tranquilla e mi rendo conto che questa tranquillità non esiste.

lunedì 23 aprile 2007

Potrei farlo ma non posso!!!

Sono giorni difficili. Vorrei lasciare il mio lavoro e iniziarne un altro da libera professionista. Ho paura di perdere la sicurezza dello stipendio, ma so che se non lo faccio adesso non lo potrò fare più. Ogni notte mi figuro la scena: vado dal titolare e gli dico che me ne vado, tanto siamo tutti utili e nessuno indispensabile e quindi me ne andrò dal giorno seguente, anzi da subito. Mi vedo uscire d'ufficio con la scatola piena delle poche cavolate che mi appartengono lasciando alle spalle quell'ufficio che oramai subisco. Non guardo indietro nel mio sogno. Guardo dritto negli occhi il grande capo e gli dico: trovati un'altra cogliona da sfruttare, io da domani ballo da sola. Lo potrei fare, so che lo potrei fare. Ma i miei figli? L'università? La moto? Le felpe firmate? I compleanni dagli amici? Mamma cosa mangiamo oggi? Pane, amore e fantasia.
Potrei farlo, ma non posso e sto rinunciando all'ultima occasione di poterlo fare.

Notti bianche, anzi in bianco

...non disperarti per qualche notte in bianco - o per tante - e per l'immancabile stanchezza del giorno dopo. Ci sono passato anche io e non è difficile uscirne, solo che come per ogni porta bisogna trovarne la chiave, che come sempre è a portata di mano.
Dice Angelo insieme ad altre cose interessanti.
Quando cominci a vedere varie albe non ne puoi più e ti domandi cosa c'è veramente nella tua testa che non ti lascia dormire anche se hai sonno.

Sempre sulla felicità...e sul giudizio nei confronti degli altri!

Per Alba, se passa da queste parti: ho letto il tuo post sulla felicità e volevo commentarlo, ma il tuo blog non mi accetta i commenti visto che non sono utente google. Te lo metto qui, sperando che tu possa leggerlo: Non lo so, Alba, come si fa ad essere felici e capisco la tua osservazione. Nel tempo è capitato anche a me di invidiare persone che conoscevo come mediocri per una felicità che a me sembrava negata. Poi qualcosa è cambiato. Cerco sempre di non esprimere giudizi, cerco di vedere al di là. Soprattutto mi concentro sulle cose belle che mi succedono dopo aver per anni dedicato la mia attenzione solo alle delusioni. Sembra stupido, ma se sei sereno (felice è una parola grossa) la gente ti sorride, come fanno i clienti di quella bigiotteria.
Dice Laura
Adesso il blog accetta i commenti di tutti. Non lo sapevo come si faceva, ho chiesto ad Assu. Grazie per le informazioni sui commenti e su come mettere le interlinee, con la macchina da scrivere tiravi la leva.
E' vero Laura, esprimiamo giudizi forse solo per non esprimerli su noi stessi. Vogliamo vedere la *fortuna* negli altri perché non gli riconosciamo la nostra stessa intelligenza perché altrimenti dovremmo accettare che qualcuno ha saputo fare meglio e scegliere la qualità della vita. Quante volte si parla di qualità della vita?

Sulla felicità...

Lo avrai già sentito mille volte: sta dentro di te.
Dice Bhuidhe.
E' vero, sta dentro. Ma se non si ha la capacità di trovarla? Se tutto quello che accade è oramai solo routine, cosa succede? Succede che dentro c'è tristezza senza fondo in cui battere la testa e poi risalire. Succede che si accetta inevitabilmente tutto ciò che abbiamo già con la triste sensazione che non è ciò che vogliamo. E questa è tristezza, Bhuidhe. Solo tristezza. La tristezza di non aver più voglia di cercare i motivi della felicità dentro di te.
Come si fa ad essere felici? Se lo scopri non dimenticare di annotarlo.
Dicono Lory e Giulia.
C'è tanta voglia in giro di dare risposte e soluzioni, forse da qualche parte troverò il principio per arrivare alla formula e forse allora potrò scrivere qualcosa di più delle mie giornate ripetute.

domenica 15 aprile 2007

Come si fa a essere felici?

C'è il sole qua. Dalla finestra vedo la gente che passeggia. Sembrano tutti così felici! Come si fa a essere felici? Sembra che tutti si amano. Riconosco una donna stupidissima che era a scuola con me. Stupida la è sempre stata e anche leggera e frivola. Adesso è felice con il suo uomo. Due bambini le tengono la mano. Mangiano il gelato e lei regge una borsa di pelle gialla come le scarpe. Era così anonima a scuola! adesso è elegante e felice. Fa la cassiera in un negozio del centro che vende bijotteria. E' stupida e non sa neppure parlare bene in italiano ma la gente che va in negozio sembra affezionata. Lei fa battute che non fanno ridere ma quelli ridono lo stesso e non lo fanno per cortesia o con la speranza di uno sconto perché in quel negozio i prezzi sono fissi. E' felice. La sua famiglia è felice. Non mi dispiace la sua felicità ma gliela invidio. Come si fa a essere felici?

Un commento da Morgan

"A volte la quotidianità, per quanto possa sembrare noiosa o stancante, è una carezza di malinconia che seda altri istinti ben più inquietanti. "
Lo penso anch'io, ma è dura, a volte, sopportarla in silenzio. Stanca e assopisce ogni istinto non solo quelli più inquietanti.

sabato 14 aprile 2007

La normalità

Tutto è tornato alla normalità e anch'io sono più serena. Ho svolazzato fra i blog come un uccellino curioso, ho aperto un blog, ho urlato la mia rabbia. Adesso tutto torna alla sua routine.

martedì 10 aprile 2007

Ancora un po'

Ci sono. Ho quasi finito. Solo una piccola pausa e poi di corsa a comprare le sigarette. Poi ancora sistemare il caos. Domani la famiglia si ricompone. Tornano tutti, domani. Intanto c'è un'altra notte che mi aspetta.

Un'altra alba

Un'altra alba si sta affacciando alla mia finestra e io sono sveglia e mi chiedo: cosa ci faccio qua?

Domani è un altro giorno...però è già oggi.

Come funziona? Si dice: domani è un altro giorno, ma quando domani è già oggi e le ore passano senza che tu le abbia vissute com'è che funziona?

lunedì 9 aprile 2007

Perché faccio così?

Sono riuscita ad amebeggiare anche oggi. Non ho fatto nulla. Sono rimasta tutto il tempo seduta sul divano. Ancora una volta la televisione accesa senza ch'io la guardassi. Ma perché? Perché sono fatta così? Perché non riesco a uscire da questo maledetto torpore? Le bottiglie di acqua si sono accumulate in maniera angosciante sul tavolino. E il posacenere si è riempito di mozziconi di sigarette. Senza pensare all'aria che si è impregnata di fumo stantio. Ancora due giorni per risorgere e per far splendere questa casa. Poi tutti rientreranno. Dipende esclusivamente da me il loro ritorno:
1) riesco a mettere ordine in casa, pulisco, profumo e risplendo... e loro diranno "cosa mangiamo oggi?";
2) non faccio nulla e continuiamo a vivere nel disordine, nello sporco, nella puzza di putrido e mi spengo ... e loro diranno "cosa mangiamo oggi?".
Giovedì ritorno a risplendere altrove.

Ho un commento!

Un commento sul mio Blog. E' quasi emozionante! Chissà perché ero convinta che nessuno avrebbe mai letto queste parole. Non so se si trattasse di una speranza o, al contrario, di una voglia disperata di parlare e racchiudere in uno scrigno senza volto e senza nome anche le parole che non si dicono mai ad alta voce. Quelle parole che restano imprigionate nello stomaco e ti fanno venire la gastrite. In fondo, Bhuidhe, non è nemmeno tanto falso dire che ho la gastroenterite. Ho la gastroenterite da parole non dette.

domenica 8 aprile 2007

Ma possibile?

Va bene, io ho fatto l'asociale e sono voluta restare a casa. Non si tratta di essere asociali ma di non aver voglia di fare cose solo perché devono essere fatte. Per me questo significa riposarmi e se andavo via non mi riposavo per niente. Avrei dovuto guidare e con la stanchezza che ho addosso finiva che andavo a sbattere! Ma questo non viene in mente a nessuno. Non mi sento bene ma a nessuno dei miei cari è venuto in mente di dire *andiamo noi a vedere come sta*. No, devo muovermi io. *Devi lavorare di meno, devi lavorare di meno* e quando ho la possibilità di lavorare di meno mi si chiede di fare chilometri in macchina e poi altri chilometri per tornare. Voglio dire, sono io a essere fetente? Forse sì, forse sono fetente, ma un po' di ragione dovrò pure avercela o no? Forse no. Ma alla fine a chi gliene importa?

Una interminabile domenica

Di cose da fare ne avrei tantissime. Martedì finisce questa piccola fase di riposo e io tornerò ad essere fagocitata dalla routine. I colleghi, lenti, poco ambiziosi e capaci solo di insana invidia torneranno a sedere sul trono della sciattezza e io siederò ancora sul trono della collera e dell'isteria. Non li odio, non me ne frega niente tranne per il fatto che passo con loro più del doppio del tempo che dedico alle mie faccende private e mi piacerebbe trovare una ragione di confronto. Mi piacerebbe che dimostrassero un minimo d'interesse verso ciò che fanno. O forse sono io ad averne troppo. Forse ha ragione MT quando afferma che chi è troppo attaccato al lavoro difetta di vita privata. Per lei la vita privata è rappresentata da un uomo. Ci sono ancora donne che non immaginano la loro vita senta uomini. Io lo trovo triste. Come dire che ho bisogno di mangiare, di bere e di affetto. O forse MT non si riferiva all'affetto.
Le cose da fare sono tante. Dai piatti da lavare alla lavatrice da avviare. Dovrò decidermi a lavare quella maglia a cui tengo tanto e che si impregna di sudore alla prima volta che viene indossata, così alla fine non l'ho messa che due o tre volte. Però non posso lavarla in lavatrice. Devo fare il bucato come ai vecchi tempi. Ho comprato il sapone per il bucato. Delicato e profumato alla lavanda perché quello che va tanto di moda, il Sapone di Marsiglia, a me non piace per nulla.
Ho questo maledetto vizio di tirare tutto fuori dagli armadi e dai cassetti ogni volta che devo fare i lavori e così adesso la casa è un campo di battaglia. Mi ha telefonato L che voleva passare a salutarmi ma ho dovuto inventare una scusa per impedirle di mettere piede in questa baraonda. Ogni volta mi dico che non mi farò fregare e che riordinerò una stanza per volta, senza sconvolgere tutto il sistema casalingo, ma sono punto a capo.
Del resto non mi frega nulla di vedere L. Almeno questa certezza ce l'ho. Non ho voglia di vedere nessuno e questa Pasqua me ne sto in silenzio e in solitudine. Chissà quando mi capiterà ancora questa piccola fortuna? Io da sola sto bene, senza nessuno in casa che ha bisogno di qualcosa. Voglio la maglia nera. I jeans sono puliti? Ma dove è finito quel borsone che abbiamo comprato per la palestra? Quella richiesta che m'infastidisce più di ogni altra: che cosa si mangia? Non lo so mai che cosa si mangia perché io non faccio da mangiare. Dove lo trovo il tempo per fare da mangiare? Ogni volta che avrei tempo perché non lavoro tutti se ne vanno via. E' normale, tutti vivono la loro vita ogni giorno, prendendosi la parte peggiore di me, quella stressata, incazzata, stanca...e si organizzano per queste giornate come se fossero solo una delle tante. Invece non è così. Non è per niente così porca vacca! In questi giorni io sono libera e vorrei poter dimenticare lo stress, le incazzature, la stanchezza...vorrei farvi vedere che so stare anche io calma, che so preparare da mangiare due volte al giorno come tutti i cristiani di questo mondo. Vorrei dimostrarvi che ad averci tempo sono anche una brava casalinga e un brava madre. Ma non mi è dato perché in questi giorni tutti hanno i loro impegni e io resto nel silenzio della casa disordinata che non ho per nulla voglia di riordinare.

Ho deciso che le cose devono cambiare

Non è possibile!!!!! Qui se non mi do una mossa e non faccio in modo che le cose prendano un giusto verso, finisce che mi deprimo ancora di più. La depressione mi spaventa. Mi spaventa l'idea di poter impazzire, di non avere più il dominio di me stessa. Tutto sembra andare così bene a guardare dall'esterno. Come sono brava a fingere. Dentro di me il mondo sta scoppiando e io con lui. Adesso sento che ho sonno. Non devo dormire. Adesso mi metto a fare delle cose, poi stasera vado a letto presto.

Occhi aperti e mente appisolata

Rieccomi qua. Non mi capitava da un po' di fare una notte in bianco e le ultime volte che ricordo era per motivi ben più interessanti e divertenti che stare seduta su un divano scomodo con l'occhio che si muove fra la televisione accesa per memoria di esserci, guardata con pigrizia, senza voglia, e il pezzo di cielo che si scorge dalla finestra.
Sarà l'età che avanza e che da un lato non mi rende più stuzzicanti le nottate brave e d'altro lato aumenta i malesseri e avvicina la menopausa!

Trascorrere la domenica amebeggiando.

Non ci posso credere!
Oggi è Pasqua e io parlo di rifiuti. Ho sistemato tutto e tutti e ora sto qua da sola. Certo, di riposo ho parecchio bisogno, ma sono sicura che è proprio questo che voglio? Stare a casa? Stare da sola? Potrei mettermi in macchina e andare da qualche parte. Potrei andare a trovare i miei. Sarebbero contenti e almeno per qualche minuto si limiterebbero a salutarmi, prima di investirmi con le loro assurdità. Mia madre poi! Sempre qualcosa da dire. Non c'è nulla che le stia bene, né il mio lavoro, né il mio modo di gestire la MIA casa. Non è mai abbastanza ordinato e pulito. Non c'è mai qualcosa che le stia bene. E da qui si potrebbe pensare che lei, la super critica, abbia realizzato grandi cose nella vita. E invece no. Non ha realizzato un cazzo, ma ugualmente si sente in dovere e in diritto di parlare, parlare, parlare. Io, con i miei titoli di studio nel taschino e il mio ruolo di direttore dovrei quantomeno ribellarmi, e invece penso che non ne valga la pena perché non serve a cambiarla e in fondo è una brava donna, una brava mamma. Ha il suo caratteraccio ma io ho il mio, del resto.

L'armata dei rifiuti urbani

Mi domando, a volte, se anche gli altri producono così tanti rifiuti come me. Mi sembra di esserne sommersa. Sarà che cucino poco e quindi faccio uso di molta roba pronta, ma le mie buste si riempiono di carta, cartone, plastica, vetri, bucce, residui... Lo so che dovrei fare la raccolta differenziata, e ci provo sempre a farla. Poi però non ci sono i cassonetti del differenziato vicino casa e diventa un problema. Buttare la spazzatura mi disturba e così sul balcone, quello nascosto, si accumulano buste di materiali vari che vanno in decomposizione. Diventa piuttosto scomodo caricare quel fetore in macchina per fare chissà quanti chilometri alla ricerca di un cassonetto per l'organico, uno per il vetro, uno per la carta, uno per la plastica, uno per l'alluminio...! Penso che si dovrebbero creare isole capaci di contenere un solo cassonetto multifunzione: uno ci gira attorno e ha fatto il suo dovere. Insomma, è già complicato esercitare i propri diritti, possibile che debba essere ancora più complicato svolgere un proprio dovere? E sì che di finanziamenti in materia di ambiente, differenziazione dei rifiuti urbani, riciclo e cose di questo genere, le regioni, le province e i comuni ne hanno parecchi! Ma queste cose funzionano come tutto il resto in Italia, vale a dire che non funzionano.

Ho creato un blog!

Questo è il mio primo post. Non so se avrò voglia di scrivere ancora, intanto sono qua, alle sei del mattino. Un'altra nottata in bianco. Sono stanca. E più sono stanca più non riesco a dormire. Dal balcone vedo l'alba di un nuovo giorno. Di qui il titolo del blog.